Norwegian Wood - Murakami Haruki

Buonasera geeks, oggi vi parlo di Norwegian Wood, anche conosciuto con il titolo "Tokyo Blues", uno dei romanzi più famosi di Murakami.
Prima di lasciarvi alla recensione ecco una piccola curiosità riguardo al titolo del romanzo: in Giappone questo è "Noruwei no mori" che sarebbe il giapponese per "Norwegian Wood" una canzone dei Beatles. Questa traduzione risulta tuttavia sbagliata, poiché il wood  dei Beatles non è bosco, bensì legno. In ogni caso, anche nelle edizioni successive il titolo non è mai stato corretto.



Titolo: Norwegian Wood
Titolo Originale: ノルウェイの森 (Noruwei no mori)
Autore: Murakami Haruki
Genere: Romanzo di formazione
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 376
Data di Pubblicazione: 1987 (IT 1993)
Prezzo: EUR 14.00 (copertina flessibile)
Voto: 8

Trama

Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine.
Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli «altri» per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel che costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere.
O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.


Recensione

PREMESSA IMPORTANTE: se avete comprato (o comprerete) l'edizione con l'introduzione di Giorgio Amitrano, leggetela solo dopo aver finito di leggere il libro. E' piena di spoiler. ;)


Care Geeks, inizio col dire che se siete alla ricerca di un romanzo che ti lascia col fiato sospeso, pieno di colpi di scena e soprattutto leggero, questo libro non fa al caso vostro. 
Se invece cercate qualcosa di serio, che vi faccia riflettere, crescere e magari ricordare allora siete nel posto giusto. 
Norwegian Wood è stato il primo libro che ho scelto di leggere con calma. Mi ha accompagnata nei miei pomeriggi, nelle mie sere e nelle mie nottate estive. Ha iniziato a fare talmente parte della mia quotidianità, che quando l'ho finito mi sono sentita un po' vuota. 
Il genere non è stato scelto a caso, questo romanzo racconta un periodo della vita del protagonista, Toru, in cui quest'ultimo comprende e apprende molte cose riguardo a come funzionano il mondo, la società, l'amore, il sesso, l'amicizia, la vita e la morte. E voi insieme a lui.
«Fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. [...] La vita di qua, la morte di là. Io sono da questa parte, e quindi non posso essere da quella. Ma a partire da quella notte non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte. [...] La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare.»
 Toru, che voi conoscerete meglio come Watanabe (il suo cognome), è un ragazzo di 19 anni alla ricerca di se stesso e della persona che vuole essere. Come molti di noi, è attanagliato dalla preoccupazione di poter fare la scelta sbagliata, tra il fare la cosa giusta, seguendo la sua forte morale, oppure essere sé stesso e fare quello che lo rende felice. Un ragazzo all'inseguimento di qualcosa che nemmeno lui conosce.
«E mentre osservavo le particelle di luce che fluttuavano luccicanti in quello spazio silenzioso, mi sforzavo di leggere dentro di me. Che cavolo stavo cercando? E che cosa cercavano gli altri in me? Ma non riuscivo a trovare niente che somigliasse a una risposta. A volte allungavo la mia mano verso le particelle di luce nello spazio, ma le mie dita non toccavano niente.»
Watanabe ci racconta la sua esperienza come un lungo flashback, che si interrompe solo per rare riflessioni, e una volta per informarci su come una certa situazione sia poi andata a finire.
La narrazione è abbastanza continuativa, non ci sono grossi salti temporali e il ritmo è scorrevole, piacevole. Solo quando ci si avvicina la fine lo sguardo si allontana: gli eventi vengono descritti in modo generico e di conseguenza distaccato e veloce. Eppure questo passaggio non dispiace, poiché corrisponde ad un periodo in cui, nella vita del nostro particolare amico, non sta effettivamente accadendo nulla di utile alla storia, anzi a questo punto serviva proprio un momento per tirare un respiro e rendersi conto delle cose che sono successe e che potrebbero succedere, per avanzare teorie su come la vicenda si potrebbe risolvere.

Parlando della storia in sé, essa viene raccontata come il "ricordo di un ricordo".
Anni prima Watanabe, sentendo per caso una canzone, Norwegian Wood dei Beatles, che diventa il titolo del libro, era tornato con la mente a Naoko, ragazza bella ma imperfetta che ha amato e che lo ha amato. Toru ci racconta il ricordo che affiora nella sua mente tutte le volte che sente quella canzone, dopo di che, immergendosi nel passato ci parla di circa due anni della sua vita, quando ne aveva 19/20, che hanno visto come protagoniste Naoko e Midori, ma anche Nagasawa, Reiko, Kizuki; meno Sturmtruppen e Hatsumi.
«Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747. [...] Quando l'aereo ebbe completato l'atterraggio, la scritta «Vietato fumare» si spense e dagli altoparlanti sul soffitto cominciò a diffondersi a basso volume una musica di sottofondo. Era Norwegian Wood dei Beatles in una annacquata versione orchestrale. E come sempre mi bastò riconoscerne la melodia per sentirmi turbato. Anzi, questa volta ne fui agitato e sconvolto come non mi era mai accaduto.»
Il romanzo è interamente ambientato tra la metà del 1968 e l'ottobre del 1970, quando il nostro Watanabe frequenta il primo e il secondo anno di Università. Ed è proprio in questo ambiente che si manifesteranno gli intenti "rivoluzionari" dell'epoca, attraverso scioperi di insegnanti e occupazioni di studenti rivoltosi, ai quali Toru guarda con disinteresse e indifferenza, ma che ad un certo punto gli rendono quasi inevitabile il trasferimento. Questo clima resta però un sottofondo che personalmente non ho avvertito più di tanto. Si sente molto invece l'avvicinamento alla cultura occidentale, soprattutto attraverso la musica, che potete immaginare come acqua dentro la quale il libro è stato immerso. Orgogliosamente Orientale è invece la cucina, alla quale Murakami dedica ampio spazio.
Tornando al dunque. Una domenica pomeriggio incontra Naoko, quella che al liceo era la ragazza del suo migliore amico, Kizuki. Fragile, mutevole, taciturna. Non si erano più visti dall'avvenire di qualcosa che aveva segnato entrambi, e attaccato la salute mentale di lei. Da quel giorno tutte le domeniche si vedono per delle lunghissime e silenziose camminate, e passo dopo passo i due si legano senza nemmeno accorgersene.
La mente di Naoko purtroppo si ammala sempre più, e lei si allontana dal mondo per ritirarsi in un centro di recupero nella speranza di sciogliere il nodo che ha in gola, sintomo della matassa di pensieri che occupa la sua testa.
«Ogni volta che cerco di dire qualcosa, mi vengono sempre le parole meno adatte, se non addirittura opposte a quelle che vorrei dire. E se cerco di correggermi, mi confondo ancora di più e peggioro la situazione al punto che alla fine non so più nemmeno quello che volevo dire. È come se il mio corpo si dividesse in due parti che giocano a rincorrersi. E al centro c’è questa colonna immensa e le due parti continuano a rincorrersi girandoci attorno. Ad afferrare le parole giuste è sempre l’altra parte, e io non riesco a starle dietro.»
Intanto Watanabe conosce Midori. Solare, estroversa, quasi logorroica, positiva ma soprattutto molto esplicita, il tutto nonostante ciò che nella sua vita ha passato e sta passando. Praticamente l'opposto di Naoko, Midori sin da subito si sente, e si mostra, attratta da Watanabe, il quale all'inizio pensa a lei solo come una buona amica, ma con il passare del tempo si rende conto di provare qualcosa di più forte.
«Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola di biscotti.»
Ed è qui che entra in gioco l'eterna e sofferta indecisione tra le due amate, così diverse tra di loro, perfettamente paragonabili al buio e alla luce, ma che lo tirano a sé con egual forza.

Altri personaggi che ci faranno compagnia, chi più chi meno, sono i sopracitati Kizuki, Sturmtruppen, Reiko, Nagasawa e Hatsumi.
Su Kizuki non posso dirvi molto, era il migliore amico di Watanabe ai tempi del liceo, ed è stato colui che gli ha insegnato la lezione più dura da accettare nella vita.
Sturmtruppen è un personaggio comico, spesso ridicolizzato, che alleggerisce l'atmosfera. Non lo conosceremo direttamente, ma attraverso gli episodi più strani o buffi che Watanabe racconta a Naoko, e non solo, per farla ridere
Reiko è la compagna di stanza di Naoko al centro di recupero, e per lei è come una sorella, sta lì da tanto tempo che ormai molti la considerano più un membro del personale che una paziente. Conosceremo molto bene la sua storia poiché lei stessa la racconterà al nostro protagonista.
Nagasawa frequenta la stessa università di Watanabe. Carismatico, intelligente, vincente, bello e capace, ma anche crudele, cinico e immorale. Tutti lo venerano e al contempo lo temono. Quasi ogni sera segue un rituale che termina con un'avventura di una notte (nonostante abbia una fidanzata) con sconosciute che rimarranno tali, e presto trascinerà in questo sporco gioco anche Toru, il quale però al termine di queste nottate si sente ogni volta più vuoto. 
Per quanto riguarda la bellissima Hatsumi, ha fatto il grosso sbaglio di innamorarsi di Nagasawa. E' la sua fidanzata da anni e continua a stare con lui nonostante lui la tradisca innumerevoli volte, sia stato chiaro sull'intenzione di non volersi mai sposare, e sia stato molte volte cattivo con lei. Ah, l'amore. Eppure questo personaggio nasconde delle fragilità che noteremo solo quando sarà inevitabile.
«Non devi farti prendere dall'autocompatimento. E' una cosa per la gente da poco.»
I temi principali di questo libro sono fondamentalmente due: la morte e il sesso. La prima intesa come parte integrante della vita; il secondo, trattato con esplicita chiarezza, assume ogni volta significati diversi. Nella vita di Toru le persone vanno come vengono, e quando vanno per sempre resti spiazzato, il fatto viene spesso menzionato come se tu ne fossi già a conoscenza. Dei dettagli più tristi o crudi si parla come fossero fatti di vita quotidiana, il che se ci pensi è vero. 
Per quanto riguarda la sfera sessuale, essa viene esplorata in tutte le sue sfaccettature. Del sesso si parla (si guarda) per pura curiosità, il sesso si fa per disperazione, per noia o divertimento, per consolare o far rilassare l'altro, si usa per riempire o lasciare un vuoto. Assume addirittura il significato simbolico di catarsi. 
«Nel momento stesso in cui viviamo, cresciamo in noi la morte.»

«Alla fine, stringendomi forte, Naoko lanciò un urlo. Non avevo mai sentito nell'orgasmo un urlo così triste.»
Nonostante ciò nulla risulta pesante o volgare, viene tutto raccontato o fatto con una tale naturalezza, che ti chiedi come mai nella vita di tutti i giorni non facciamo lo stesso, piuttosto che fare di queste componenti essenziali della vita un tabù.
Questa è una cosa che ho molto apprezzato.
Un'altra cosa che mi ha fatto piacere è stata conoscere la storia di Reiko, che non è solo ciò che ha portato al suo ricovero, ma si può dire sia la storia della sua vita. Ne avrei sicuramente sentito la mancanza. Mancanza che ho avuto delle storie di Naoko e Midori, è ovvio che di loro si sa molto, perché molto ci raccontano, l'una con difficoltà l'altra con tranquillità. E' sicuramente una caratteristica del personaggio, il suo modo di raccontare anche le cose più tristi e gravi in modo così calmo, eppure probabilmente è per questo che ho avuto l'impressione che Midori sia stata trattata in modo un po' troppo superficiale (il che è un peccato, essendo lei il mio personaggio preferito). D'altra parte anche Naoko, considerato il ruolo che copre e le conseguenze che il passato ha portato, trovo non sia stata approfondita a dovere. Di ciò che di grave le è accaduto sappiamo sin dall'inizio un fatto in particolare, e un altro lo scopriremo più avanti, ma poi basta. Magari è "solo" questo, ma personalmente ho avuto l'impressione che ci fosse dell'altro che è rimasto inspiegato. C'è da dire che questo fa parte del realismo di Murakami.
Finale completamente in aria, ma la cosa non dispiace, hai abbastanza materiale per potere immaginare da te come andranno le cose.
Inoltre ho trovato geniale l'idea del glossario presente nelle ultime pagine del volume, molto utile per chi, come me, non conosce certi oggetti o cibi giapponesi.
«Amare qualcuno è una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero non bisogna sentirsi in un labirinto. Noi siamo tutti esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto. Non viviamo misurando le distanze con la riga, gli angoli con il goniometro né controllando entrate e uscite come sul conto in banca. ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. Occorre essere aperti e abbandonarsi alla vita così come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa.»
Un racconto che ti coinvolge al punto che pensi di esserne parte tu stesso, ti senti come se quei luoghi circondassero te, come se volendo tu potessi trovare quelle persone, magari cercandole su qualche social, per poi, chissà, incontrarle.
Murakami ha il potere di trasformarti da spettatore, ad attore, ma anche di più, riesce a far diventare realtà la finzione: a volte immaginavo di essere seduta al bar o sul divano e di sentire tutto da Watanabe in persona.
Linguaggio scorrevole anche nei passaggi più complicati, simbolico anche nelle piccole cose.
Di Murakami in questo libro ho amato il modo di scrivere e la capacità rendere unici e originali dei personaggi-tipo. Mi è piaciuta la sua tranquillità nel descrivere ogni tipo di scena, anche se questo va a discapito del patos e della sofferenza. Sì, perché sebbene questo sia nel complesso un romanzo molto triste, nel leggerlo mi sono sorpresa (anche scandalizzata) , ho riflettuto e riso, ma non mi sono mai sentita triste. Non so se sono un caso isolato, ma questa cosa mi ha stupita.


Potrei parlarvi di questo libro per ore, ma non voglio dilungarmi troppo. 
Lettura sicuramente consigliata (magari dai sedici anni in su, penso che la me quindicenne non avrebbe capito o apprezzato molte cose).
Vi lascio  qualche notizia sullo scrittore. 
Un bacio.

-Lillina


L'Autore

Murakami Haruki (村上 春樹) è nato a Kyoto nel 1949 ed è cresciuto a
Kobe. È uno scrittore, traduttore e saggista giapponeseÈ stato tradotto in circa cinquanta lingue e i suoi best seller hanno venduto milioni di copie. I suoi lavori di narrativa si sono guadagnati l'acclamazione della critica e numerosi premi, sia in Giappone che a livello internazionale  come il Franz Kafka Prize e il Jerusalem Prize. Ha inoltre tradotto un cospicuo numero di lavori dall'inglese al giapponese.
Tra le opere più celebri troviamo Nel segno della pecora, Norwegian Wood, L'uccello che girava le viti del mondo, Kafka sulla spiaggia e 1Q84.

Commenti

  1. Recensione fantastica, mi hai fatto venire voglia di comprare immediatamente il libro ��

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